Stallo totale per i contratti del resto del personale

S.U.M.: A CHI TROPPO E A CHI NIENTE. “CHAMPAGNE, BISCOTTI AL BURRO E MANDORLE DA TOSTARE AL MOMENTO”….E PER GLI ALTRI? GLI AVANZI. SINTESI DI UN DPCM CHE ADEGUA GLI STIPENDI DEI DIRIGENTI DELLE FORZE ARMATE E LO STALLO TOTALE PER I CONTRATTI DEL RESTO DEL PERSONALE.

Cerchiamo di fare chiarezza riguardo la parolina che va tanto di moda in queste ultime ore…”DPCM”

Iniziamo col significato dell’acronimo:

“DPCM”: Decreto del Presidente del Consiglio de Ministri.

Di cosa si parla: DPCM Adeguamento ISTAT

degli stipendi dei docenti e ricercatori universitari che è previsto dall’art. 24 comma 1 della legge 448/1998 sulla base degli incrementi medi nell’anno precedente delle retribuzioni dei dipendenti pubblici contrattualizzati. Ricordiamo che decorrere dal 1° gennaio 1998 gli stipendi, l’integrativa speciale e gli assegni fissi e continuativi dei docenti e ricercatori, del personale della polizia di stato e gradi corrispondenti, dei corpi di polizia civili e militari, dei colonnelli e generali delle forze armate, del personale dirigente della carriera prefettizia, nonché del personale della carriera diplomatica, sono adeguati di diritto annualmente, in ragione degli incrementi medi, calcolati dall’ISTAT, conseguiti nell’anno precedente dalle categorie di pubblici dipendenti cd “CONTRATTUALIZZATI” sulle voci retributive, utilizzate dal medesimo Istituto per l’elaborazione degli indici delle retribuzioni contrattuali.

Alla luce di quanto sopra indicato, proviamo ora a dare una spiegazione logica alle notizie che da qualche ora destabilizzano tutto o quasi il personale del comparto difesa e sicurezza:

In osservanza di quanto disposto dall’art. 24, comma 2, della legge 23 dicembre 1998, n° 448, con circolare n° 16, il Dipartimento della Ragioneria Generale dello Stato lo scorso aprile ha affermato che l’incremento dei compensi relativi agli assegni fissi, continuativi ed allo straordinario, sarà del 4,8% in base ai dati dell’ISTAT.

I sopracitati aumenti avranno ovviamente decorrenza amministrativa dal 1° gennaio 2024 generando di fatto un corposo conguaglio del quid attribuito, che ad ogni buon conto potrebbe essere veicolato con il cedolino del mese di ottobre di quest’anno.

In uno scenario surreale come quello del momento, dove il rinnovo contrattuale per il personale contrattualizzato è fermo ai box, il MEF, riesce tramite l’ISTAT ad individuare la percentuale di aumento degli stipendi per i dirigenti, dopo che lo stesso lavoro lo aveva ultimato per l’anno 2023 nel mese di gennaio 2024.

Quindi, mentre il personale cd parametrato, aspetta da anni l’aggiornamento dello stipendio, i dirigenti, sulla base della “media degli stipendi degli stessi parametrati” riesce ad individuare ben 2 aumenti in percentuale a gennaio con il DPCM 2023 lo 0,98% e con il DPCM 2024 il 4,28%.

Ma la cosa incomprensibile (attendiamo spiegazioni in merito) e come con delle tecniche di magie tipiche della La Scuola di Hogwarts della saga di Harry Potter siano state individuate ben 2 percentuali di aumento, sulla base degli incrementi medi nell’anno precedente delle retribuzioni dei dipendenti pubblici contrattualizzati INESISTENTI.

Di seguito riportiamo la tabella delle percentuali applicate ai DPCM a decorrere dall’anno 2001 ad oggi, e notiamo che:

Negli ultimi 23 anni, soltanto altri 2 anni la percentuale di aggiornamento con DPCM ha sfondato il 4% e precisamente è successo negli 2002 e 2007………..anni in cui il personale in servizio permanente del comparto difesa e sicurezza “godeva” ancora del sistema stipendiale a “livelli” che comunque prevedeva per tutti miglioramenti stipendiali biennali costanti provenienti sia dalle dinamiche di rinnovo contrattuale, che provenienti dalle dinamiche legate alla progressione di carriera.

Cogliamo l’occasione per ricordare che fino all’anno 2009 il contratto di lavoro aveva doppia valenza temporale divisa in due parti, una normativa con valenza di quadriennale e una economica con valenza biennale.

Se nel 2002 si iniziava il processo di trasformazione del sistema stipendiale da “livelli” a “parametri”, facendo registrare dei corposi aumenti dettati ad ogni buon conto dalle dinamiche attuativa di preludio al nuovo sistema, nel 2007 ci fu un’impennata della percentuale di inflazione che per quanto contenuta a differenza di oggi, passò dal 1.8% del 2006 al 2,8% del 2007.

Tali condizioni, unite al panorama economico del paese, al caro vita e a tutti i fattori influenti, con ogni probabilità hanno portato l’Istituto a decidere per una percentuale di adeguamento stipendiale più importante.

All’avvicinarsi del 2010, in corrispondenza del famoso “blocco stipendiale” per il quadriennio 2011/2015, dalla tabella si nota che non ci sono miglioramenti di nessun genere, non soltanto in aderenza al disposto normativo, ma ovviamente anche per il risultato matematico che porterebbe comunque al valore corrispondente allo “0”.

Tale dinamica, correttamente, risulta anche negli anni a seguire, infatti anche nel 2016 e 2017 la % è “0”, per poi ricominciare molto lentamente a risalire, visto proprio il fatto che la “media stipendiale del contrattualizzato” influenzato dal periodo a “0” del blocco, porta a tale risultato.

Dal 2019 in poi vi è di nuovo la “crescita”, che comunque risulta altalenante visto la politica economica e l’andamento economico del Paese colpito soprattutto dal periodo di “magra” del covid-19.

Ma arriviamo al panorama odierno:

come abbiamo ben precisato prima, la percentuale indicata nel DPCM viene calcolata sulla base del valore medio degli stipendi del personale contrattualizzato che ad oggi è ancora fermo ai box.

Ammesso e non concesso che l’intento sia quello di giustificare l’urgenza dell’adeguamento stipendiale in parola, l’unica spiegazione che diamo al numero di magia è che la percentuale individuata, sia frutto non di certo di una media matematica, bensì del riconoscimento oggettivo, da parte dell’Istituto preposto del rincaro smisurato del costo della vita.

Ulteriore accorgimento è quello di giustificare l’improvvisa circolazione, ormai da diversi mesi tramite vari media, di fantomatiche tabelle stipendiali delle quali non si capisce bene la provenienza.

Ricordiamo che il contratto per i cd “parametrati”, non è stato ancora firmato e soprattutto discusso, quantomeno seriamente. Per quanto, ci chiediamo sulla base di cosa sia stata veramenteindividuata una percentuale così corposa per i dirigenti e soprattutto dove sono stati reperiti i fondi necessari per coprire la spesa in considerazione del fatto che per “un semplice” dirigente con un cedolino stipendiale di circa 7.500,00€ lordi si dovranno approntare ben 360,00€ lordi mensili, quindi annuale lordo di € 4.680,00.

A quanto ammonta la spesa per tutti i dirigenti della funzione pubblica?….Svariati miliardi?….Ma quindi ci chiediamo dove sono le difficoltà ad aumentare per bene gli stipendi anche del resto del personale ?

Quindi lo scenario al solito è chiarissimo:

1) il personale contrattualizzato è in attesa da anni di un “contratto nuovo” già scaduto nella speranza che anche questo contratto non si traduca in un “elemosina”;

2) i dirigenti, a gennaio 2024 hanno ricevuto gli arretrati e l’aggiornamento sul trattamento economico (voce stipendio e quindi su tutte le voci di carattere fisso continuativo e accessorio) proveniente dal DPCM relativo all’anno 2023pari allo 0,98%;

3) i dirigenti presumibilmente a ottobre ca, percepiranno gli aggiornamenti di cui al punto “2” relativamente al 4,8% proveniente dal DPCM 2024 (affermato con circolare n° 16 della Ragioneria dello Stato sulla base dei dati ISTAT).

Riteniamo che anche per il personale contrattualizzato, sia ora di aggiornare veramente lo stipendio prendendo in considerazione di aumentare corposamente il portafoglio messo fin qui a disposizione e magari prevedere sulla base del lavoro dell’ISTAT la possibilità annualmente di aggiornare gli stipendi al continuo rincaro della vita, visto che tutti, non potendosi permettere vacanze in Masserie pugliesi dai costi eccessivi (8.000 euro) hanno il diritto di vivere dignitosamente.

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