Prestazioni previdenziali a un orfano di una vittima del dovere

S.U.M.: MINISTERO DELLA DIFESA CONDANNATO A PAGARE A RICONOSCERE LE PRESTAZIONI PREVIDENZIALI A UN ORFANO DI UNA VITTIMA DEL DOVERE.

PURTROPPO CONTINUA L’ESTENUANTE STILLICIDIO PER I NOSTRI COLLEGHI E PER I LORO FAMILIARI PER AVERE IL GIUSTO RICONOSCIMENTO PER ESSERE STATI ESPOSTI IN OPERAZIONI A FATTORI AMBIENTALI NOCIVI ALLA SALUTE (URANIO IMPOVERITO). CHIEDIAMO AL MINISTRO CROSETTO:

1. A UN ANNO DALLA COSTITUZIONE DI QUESTA COMMISSIONE INTERNA (L’ENNESIMA) QUALI SONO I RISULTATI?

2. ⁠CHE FINE HA FATTO IL DISEGNO DI LEGGE SUL TEMA PREANNUNCIATO UN ANNO FA?

3. ⁠PERCHÉ NON RIPRENDERE LA PROPOSTA DI LEGGE DELLA SCORSA LEGISLATURA DELL’ONOREVOLE DEL MONACO?

Apprendiamo da alcune testate giornaliste che “La Corte d’Appello L’Aquila, con sentenza appena passata in giudicato, ha accolto il ricorso presentato dall’Avv. Ezio Bonanni, Presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto, e ha condannato il Ministero della Difesa a riconoscere le prestazioni previdenziali in favore del figlio orfano della vittima del dovere, Colonnello Raffele Acquafredda, ad erogare le prestazioni/benefici quale superstite di vittima del dovere. All’orfano dovrà essere liquidato un importo di circa 250mila euro per i ratei arretrati, e percepirà per tutta la vita circa 2100 euro al mese di vitalizio.

Raffaele (che era un caro amico) ha donato la sua vita per la patria: come Ufficiale Superiore di Artiglieria della Brigata Multinazionale Nord presso Sarajevo, e poi addetto all’artiglieria terrestre nel contesto dell’operazione “Joint Guardian”, ha partecipato a missioni in teatro operativo bellico sotto il fuoco dei cecchini in cui sono stati esplosi proiettili all’uranio impoverito con contaminazione di acqua, aria e suolo, con radiazioni di nanoparticelle di metalli pesanti, e di altri agenti chimici e cancerogeni, come polveri e fibre di amianto, che hanno determinato l’insorgenza del cancro del rene e quindi la sua prematura scomparsa a Montesilvano (PE) all’età di 50 anni, lasciando una moglie e due figli in tenera età.

Il Ministero della Difesa dopo 10 anni ha riconosciuto la causa di servizio per l’esposizione e lo ha dichiarato vittima del dovere, erogando le relative prestazioni previdenziali alla vedova e a una delle orfane, ma negando i diritti del figlio orfano, assumendo che non fosse nel carico fiscale del padre e ottenendo ragione in primo grado dal Tribunale di L’Aquila. La decisione è stata ribaltata dalla Corte di Appello che ha riformato la sentenza e riconoscendo il diritto dell’orfano.

“Prosegue l’epidemia dei nostri uomini in divisa impegnati nelle missioni per effetto dell’uso di proiettili all’uranio impoverito: più di 400 i deceduti e 8.000 i malati – denuncia l’ Osservatorio Nazionale Amianto, proseguiamo il nostro impegno in rappresentanza e tutela dei nostri militari e di tutte le vittime che hanno subito l’esposizione alla fibra killer”.

Ora la palla passa al TAR, innanzi al quale pende la causa promossa da tutti i familiari per il risarcimento dei danni subiti dal Colonnello, ed è stato intrapreso anche un altro giudizio presso il Tribunale di L’Aquila per quanto riguarda il danno da lutto subito sia dalla vedova che dai due orfani.

Sul tema Uranio, ricordiamo che il Ministro Crosetto aveva nel settembre dello scorso anno preannunciato la costituzione di una Commissione costituita da esperti. “La commissione dovrà iniziare i propri lavori partendo dagli atti prodotti dalle quattro commissioni parlamentari che, nelle scorse legislature, se ne sono occupate. Il ministero della Difesa, con questa decisione, spiegava una nota del ministero, ha «ben chiari i rischi insiti nella condizione militare, avvertendo come irrinunciabile necessità quella di preservare e difendere la salute del proprio personale militare, in ogni circostanza, e, nel contempo, di voler fare la massima chiarezza su temi connessi a questi aspetti, dissipando dubbi, opacità e polemiche». Inoltre, Crosetto ha anche preannunciato l’intenzione di presentare, in seno al Parlamento, un disegno di legge ad hoc che «si porrà il fine di superare alcune delle criticità riscontrate nell’attuale sistema di protezione assistenziale e previdenziale del personale militare medesimo».

Ci chiediamo, qual’e’ il risultato di queste roboanti dichiarazioni. Perché le vittime e le loro famiglie devono attendere anche decenni per avere giustizia? Speriamo che il Ministro Crosetto voglia rispondere alle nostre domande, ma più che altro dia concretezza alle promesse fatte al personale militare e alle loro famiglie.

Il S.U.M con la Sezione Vittime del Dovere del Dipartimento Medico legale e’ al fianco del personale militare.

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